La zootecnia presenta solitamente una forte concentrazione e intensivizzazione del sistema di allevamento, caratterizzata da:
- animali costretti in una superficie limitata;
- quantitativo rilevante di alimentazione scollegata dalle produzioni aziendali e territoriali;
- problemi nella gestione e nello smaltimento dei reflui.
Questo si riscontra sia nei paesi industrializzati che in quelli del sud del mondo, con l’eccezione dello sfruttamento delle aree a pascolo nei territori più remoti rispetto alle aree urbanizzate, talvolta anche a seguito di processi di deforestazione, come nel caso sempre più denunciato dell’Amazzonia.
Nei nostri territori, i pascoli sono più sparsi e rarefatti e di solito sono delimitati geograficamente nelle aree interne e montane. Seppur con diverse modalità gestionali e organizzative, questi si caratterizzano per il tendenziale rispetto dell’etologia degli animali, un carico di bestiame sostenibile per il rinnovo della risorsa pascoliva, un funzionale assorbimento delle deiezioni da parte dei suoli, un ridotto impiego di integrazione alimentare, un uso della farmacopea al solo fine di contenere le zoonosi (le patologie veterinarie) e una conseguente maggiore sanità e qualità dei prodotti, siano essi lattiero-caseari e/o a base di carne.
Queste produzioni faticano però a conseguire un favore di mercato in termini di distintività e riconoscibilità per i consumatori e di prezzi che remunerino e compensino le minori rese e la maggiore qualità. Nel corso degli ultimi decenni, ciò ha determinato una contrazione del numero degli allevamenti, tanto che l’allevamento estensivo e i pascoli sono stati conseguentemente e progressivamente oggetto di una molteplice aggressione: disconoscimento del valore sociale e ambientale assicurato dal presidio zootecnico nelle aree interne; rincorsa al prezzo più basso delle carni con compressione dei redditi degli allevatori; ripiego sull’agricoltura intensiva che tramite le lavorazioni del terreno divelle il tappeto erboso per dar vita a seminativi; intrusione di arbusti e boschi nei terreni oggetto di abbandono; generale sottovalutazione della strategie di conservazione-tramite-uso degli habitat.
LIFE Grace ambisce ad “aggredire le aggressioni”: riqualificando il ruolo della zootecnia estensiva nelle aree Natura 2000 del Lazio sia fornendo strumentazione tecnica per monitorare lo stato di salute dei pascoli sia riabilitandone il posizionamento di filiera; promuovendo la creazione di iniziative di cooperazione tra gli operatori zootecnici e la loro rappresentanza all’interno e attraverso i distinti territori coinvolti; analizzando e provando a sciogliere i nodi nella commercializzazione dei prodotti e nella generazione di reddito tramite la multifunzionalità; individuando e incentivando soluzioni di marketing; favorendo un avvicinamento cognitivo, relazionale e commerciale tra allevatori e cittadini/consumatori, a partire dalle filiere corte e locali.
L’obiettivo ultimo di tali azioni è di tutelare la biodiversità naturale e allevata. L’allevamento estensivo, tramite una sobria presenza animale sui pascoli, permette il mantenimento e la rigenerazione delle essenze floristiche spontanee che richiedono tutela per non depauperarsi. Analogamente, l’azione di recupero e riproduzione di razze animali meglio ambientate nei territori e apprezzabili dai consumatori concorre alla promozione della biodiversità allevata, favorendo la conservazione di un pool genico più ampio e il mantenimento delle conoscenze tecniche a esso correlato. Si tenga a tal fine presente che tra le quasi 600 aziende agricole zootecniche attive sui tre areali di interesse, il 40% allevano razze autoctone a rischio di erosione genetica.
Non ci si faccia infatti ingannare: per quanto per alcuni controintuitivo, la zootecnia sostenibile non rappresenta un ossimoro e la conservazione di habitat e biodiversità può avverarsi tramite un loro utilizzo responsabile. Sulla tutela ambientale, il bestiame al pascolo sa metterci bocca.