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Pascolo e gestione del territorio. Così salviamo le praterie secondarie in difficoltà

Nei Monti Reatini, gruppo montuoso della dorsale occidentale dell’Appennino centrale, fra i 650 e i 1500 metri di altitudine è presente un habitat di prateria prezioso.

Sono le praterie aride e semi-aride seminaturali: praterie secondarie formate nel corso dei secoli da processi naturali e antropici in equilibrio fra loro. Con l’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali che hanno contribuito alla loro formazione, queste praterie rischiano oggi di sparire e con loro la stupenda fioritura di orchidee, alcune delle quali rare, che ospitano. Classificate come vulnerabili nella Lista Rossa europea degli habitat (https://www.eea.europa.eu/en/datahub/datahubitem-view/de2276d8-e295-4cd7-89c9-88812065db87), stilata dell’Agenzia europea dell’ambiente, le praterie aride e semi-aride seminaturali rientrano fra gli habitat naturali prioritari di interesse comunitario. Cioè, quelli che hanno bisogno di una protezione maggiore.

Il primo problema nella pianificazione di un'efficace strategia di protezione delle praterie seminaturali però è la conoscenza del loro attuale stato di conservazione ed è verso questa direzione che hanno lavorato i ricercatori del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza – Università di Roma nell’ambito del progetto Life Grace.

Incrociando dati da satellite, provenienti dalla costellazione di satelliti del programma Copernicus dell’Unione Europea, dati cartografici e i risultati dei rilevamenti sul campo, i ricercatori hanno mappato la distribuzione delle praterie seminaturali nel Lazio. Il risultato è la prima mappa cartografica, in scala 1 a 25.000, che identifica le praterie seminaturali in tre zone di protezione speciale (ZPS) della Regione, risolvendo un problema di lungo corso del sistema Rete Natura 2000 del Lazio. Come ha spiegato Luca Malatesta, ecologo della Sapienza – Università di Roma, durante il ciclo di conferenze Seminari sugli habitat di prateria organizzato dal progetto Life Grace e rivolto agli agronomi e forestali della Regione, “nel Lazio sapevamo che c’erano aree dove serviva intervenire, ma non sapevamo ancora all’interno di queste aree dove fossero le praterie da proteggere”. Adesso, la nuova mappa fornisce ai ricercatori una bussola per pianificare la conservazione di questi ambienti.

La cartografia delle praterie da conservare identifica i tre habitat target del progetto Life Grace – le formazioni erbose secche seminaturali (habitat 6210*), i percorsi steppici di graminacee e piante annuali (habitat 6220*) e le formazioni erbose a Nardus (habitat 6230*) – in tre ZPS del Lazio: nel complesso dei Monti Ausoni Aurunci, nel basso Lazio, tra i Monti della Tolfa, a nord di Roma, e nei Monti Reatini, in pieno appennino centrale. Come emerge dai dati raccolti, la prateria dei Monti Reatini sembra essere quella più in difficoltà.

Studiando l’area della “Fonte di Cocoione”, nei pressi di Rivodutri, in provincia di Rieti, i ricercatori hanno visto che in questo angolo dei Monti Reatini la prateria è sempre più frammentata in piccole porzioni che resistono separate fra loro. A separarle sono gli arbusti, che oggi crescono incontrollati. 

Come nel resto del Paese, l’abbandono delle pratiche agricole e pastorali tradizionali sta infatti portando anche nei Monti Reatini a un’avanzata dei boschi. La crescita incontrollata delle foreste inizia con specie arbustive, come ginepro (Juniperus communis), prugnolo selvatico (Prunus spinosa), ginestra odorosa (Spartium junceum) e i cespugli di rosa cavallina (Rosa arvensis), e prosegue con gli alberi tipici di uno stato forestale maturo. In questo modo, senza gestione, le foreste si espandono e riconquistano gli spazi un tempo gestiti. “Se non si interviene, questo processo porterà alla scomparsa delle praterie”, ha detto Malatesta.

I risultati ottenuti dai ricercatori della Sapienza - Università di Roma mostrano come con questo processo, a partire dalla metà degli anni ’50, sia andato perso circa il 40% delle praterie secondarie dei Monti Reatini. Delle praterie che rimangono, oltre il 20% è degradato, a causa dell’avanzamento degli arbusti e dell’arrivo di piante infestanti. In passato, tutto questo era evitato con le pratiche agricole e pastorali tradizionali. La zona di Rivodutri, dove i ricercatori hanno individuato i siti pilota per programmare la difesa delle praterie secondarie, negli anni ’60 del secolo scorso era coltivata. Successivamente l’area è stata gestita come pascolo e questo ha permesso la formazione di una fiorente prateria secondaria. L’abbandono delle pratiche pastorali però, guidato soprattutto da un cambiamento dei sistemi di produzione alimentare e dall’assenza di fonti d’acqua, ha progressivamente cambiato l’aspetto del versante di monte che guarda Rivodutri, dove da lungo tempo si assiste all’avanzata degli arbusti. Così le praterie secondarie dei Monti Reatini rischiano di sparire e con loro alcune specie preziose che ospitano, come l’orchide minore (Anacamptis morio), il fior di vespa (Ophrys apifera) e l’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis).

Non solo. La mancata gestione delle praterie, e la conseguente avanzata dei boschi, rappresenta un pericolo per le stesse foreste in crescita del nostro Paese. Diversi studi stanno dimostrando, infatti, come la gestione attiva del territorio, con pratiche agropastorali, riduca di oltre il 50% l’impatto degli incendi boschivi rispetto ad aree non gestite.

La conservazione delle praterie secondarie dei Monti Reatini, e dell’arco appenninico in generale, passa quindi per la gestione partecipata, con il coinvolgimento di enti gestori, ricercatori e pastori, che porti a un uso sostenibile del territorio attraverso il pascolo estensivo.

Pratiche come il pascolo turnato, da realizzare con recinti mobili, la manutenzione delle vie di accesso ai pascoli e dei fontanili e lo sviluppo di infrastrutture per il trasporto di acqua sono le azioni proposte da tecnici e ricercatori del progetto Life Grace per favorire la ripresa del pascolo estensivo. Una pratica tradizionale che aiuta a controllare le dinamiche evolutive della vegetazione, contrasta la diffusione delle specie invasive e contribuisce al mantenimento dei servizi ecosistemici associati agli habitat di prateria. È questo il piano di intervento pensato dai ricercatori per difendere le praterie secondarie in difficoltà.

Per metterlo in pratica è necessario facilitare il lavoro dei consorzi agro-pastorali tramite contratti di gestione: accordi tra allevatori ed enti gestori in grado di superare l’attuale schema autorizzativo di uso delle praterie, sviluppare una gestione dei pascoli continuativa e mettere a punto regole di intervento finalizzate alla conservazione degli habitat.

Nel portare avanti questa iniziativa, i ricercatori del progetto Life Grace sono affiancati dalle amministrazioni delle aree dove sono presenti gli habitat da proteggere. A Rivodutri, per esempio, dove i ricercatori hanno sviluppato un piano di intervento da replicare anche altrove, l’amministrazione comunale ha avviato un percorso per procedere alla rimozione degli arbusti che stanno avanzando sulla prateria. “Stiamo lavorando per migliorare i pascoli, cercando anche di aumentare la superficie a disposizione per gli animali, fondamentale per il loro benessere. Per garantire il successo a lungo termine di questi interventi e assicurare la sopravvivenza delle praterie però servono anche altre opere, come il ripristino dei fontanili e delle vie di accesso ai pascoli, e un piano di gestione continuativo e duraturo nel tempo” Michele Paniconi, sindaco di Rivodutri, durante un incontro avvenuto a metà novembre tra i ricercatori del progetto Life Grace e l’amministrazione comunale.

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